BREVI NOTE STORICHE

 

L’attuale Santuario sorge sul luogo anticamente occupato da un oratorio dedicato a San Nicola, le cui origini sem­brano risalire al XII secolo.

La primitiva chiesetta, che pare essere stata ricostruita intorno alla metà del Quattrocento, secondo le linee rina­scimentali, viene dotata di una cupola a tamburo ottagonale decorata con figure di santi che si ispirano alla ma­niera di Bernardino Luini, secondo quanto riporta un testo di Ambrogio Palestra sul Santuario.

Sulla facciata Grego­rio de’ Zavattari, importante pittore della scuola lombarda del secondo Quattrocento, affresca una Madonna con Bambino nel 1475, opera di raffinata eleganza che si rifa’, nella tematica, ai modelli to­scani del secolo precedente dai quali il pittore trae la dolcezza che i volti manifestano.

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IL MIRACOLO

 

Tale dipinto diviene oggetto di venerazione per il miracolo acca­duto nel 1555. Il 17 aprile tre bambini del luogo, Cesare dello Stam­pino, Antonio della Torre ed il fratello Giovanni Angelo detto del Novello, sordomuto dalla nascita, giocavano sulla piazzetta antistante la chiesa.

Improvvisamente il piccolo Giovanni Angelo comincia a parlare e insieme ai compagni dice di essere stato testi­mone di un fatto miracoloso: il bambino dipinto, staccatosi dall’affresco, si era messo a giocare con i tre ragazzi, e la Madonna era scesa a riprenderlo.

Da questo momento la chiesa di San Nicola diventa luogo di intensa preghiera e meta di numerosi pellegrinaggi.

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LA PRIMA CAPPELLA SUPERIORE

 

Santuario Superiore

Santuario Superiore

Le famiglie nobili di Corbetta si riuniscono in un Capitolo am­ministrativo, sotto la presidenza di Ambrogio Span­zotta, e nel 1556, per timore che il dipinto del miracolo potesse rovinarsi, esposto come era alle intemperie, decidono di costruire un Santuario antistante la facciata della Chiesa, come risulta dalla visita pastorale fatta a nome di San Carlo da Padre Leonetto Chiavone, gesuita, nel 1567.

Il progetto originario comprendeva un portico nella parte infe­riore e una cappelletta nella parte superiore, a cui si accedeva mediante una scala interna: la cappella, seppur di piccole dimensioni (misurava infatti braccia 10 in larghezza e 8 in lunghezza, corrispondenti a circa metri 6,00 x 4,80), fu ornata con un ciclo di affreschi ad opera del noto pittore del tempo Francesco Pessina.

Sempre nel 1556, in parte a spese proprie, in parte con le offerte dei devoti, i deputati decidono di acquistare un terreno ad est della chiesa di San Nicola per costruire il coro e spostare indietro l’altare che prima sorgeva sotto la cupola.

Tali lavori di ampliamento che portavano la chiesa ad assumere l’attuale forma a croce latina sono ricordati da un’epigrafe che si trova nel centro della parete absidale.

Successivamente, nel 1574, la cappella superiore viene ampliata su disegno di Vin­cenzo Seregni, che aggiunge anche una scala a settentrione per facilitare la discesa dei visitatori.

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I LAVORI NEL 1600

 

La fabbrica riprende all’inizio del 1600 con l’esecuzione, all’esterno lungo i lati sud e nord, dei cornicioni che raccordano le cappelle, la realizzazione di una scala lignea e l’imbiancatura delle pareti esterne con polvere di marmo ad opera di Cristoforo Alemani, il quale esegue anche all’interno il lavoro di pavimentazione nella chiesa inferiore e innalza con tre gra­dini di marmo macchiato il livello dell’altare maggiore.

Questo era allora di legno, intagliato da Giulio Mangone e indo­rato da mastro Celidonie Aquino.

Di questo impianto seicentesco rimangono i due angeli che pos­siamo notare ai lati dell’attuale altare e l’ancona con San Nicola già presente nel 1616.

La direzione dei lavori era affidata a Fabio Mangone, allora architetto della fabbrica del Duomo, che, chiamato a sovraintendere ai lavori di ripristino al triburio pericolante, esegue il disegno per la balaustra che ancora si osserva davanti all’altare maggiore, realiz­zata nel 1620 dai marmorini Gio Domenico Vigna e G. Morelli.

Del medesimo ar­chitetto risulta essere un disegno della facciata conser­vato nell’Archivio del Santuario del quale è stata eseguita la parte inferiore o portichetto prima che la peste del 1631 venisse ad inter­rompere i lavori.

Tuttavia l’aspetto della facciata di allora è testimoniato da un disegno della fine del secolo che rivela un andamento legato agli schemi classici del tardo rinascimento milanese.

È ancora questo documento che ci mostra la posizione delle due scale di accesso alla cappella superiore: una più piccola in pietra, probabilmente la primitiva della fine del secolo XVI, interna alla chiesa inferiore, era ad una rampa che partiva dall’attuale cappella del SS. Crocifisso; l’altra, dalle più imponenti dimensioni, era in marmo.

Quest’ultima, eretta nel 1690, dalla piazzetta antistante alla chiesa, corrispondente all’attuale rizzata allora detta « del cimiterio », rag­giungeva, dall’esterno, la cappella superiore, appoggiandosi per un lato ad un edificio che co­stituiva il prolungamento del lato nord della chiesa e occupava l’attuale piazzetta Pio IV.

La cappella superiore riceveva luce da una grande finestra cen­trale a forma di nicchia posta sulla facciata, dirim­petto all’immagine miracolosa, la quale veniva protetta inizialmente da una tenda e suc­cessivamente, a partire dal 1706, da un cristallo.

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IL DEFINITIVO SANTUARIO SUPERIORE:   1743-50

 

II XVIII è il secolo in cui i lavori della fabbrica fervono maggior­mente intorno al Santuario superiore, se si eccet­tuano quelli al coro della chiesa inferiore nel 1712 e 1713, per i quali vengono pagati gli stuccatori Aliprandi e Bel­tramelli, e la costruzione di due amboni o pulpiti dei quali non rimane traccia.

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Il complesso del Santuario

Nel 1733 si pensa di edificare una nuova e più vasta cappella secondo un progetto già esistente, ma i disagi delle guerre e le diffi­coltà dell’esecuzione suggeriscono ai deputati di nominare, nel 1736, una delegazione formata dai nobili Filippo Archinto, Giuseppe Brentano e Francesco Maria del Maino, che studi la possibile realizza­zione dell’o­pera.

Per questo si pensa di consultare il famoso architetto Fran­cesco Croce che in quegli anni si trovava a Cor­betta per sovraintendere ai lavori della fabbrica di Palazzo Brentano: gli si espone il proposito di trasportare al pi­ano inferiore l’immagine della Beata Vergine dei Miracoli e per questo lo si incarica di un disegno per il nuovo al­tare.

Si è già ottenuta l’autorizzazione della Curia romana per il trasporto dell’affresco, si sono già presi accordi con i marmorini Nava e Vignetti ed il Capitolo ha già ordinato la demolizione del vecchio altare di San Nicola, quando Fi­lippo Archinto nel 1740 propone di consultare un altro architetto. Sembra che la sua decisione sia do­vuta al desi­derio di rispettare la volontà paterna che legava il lascito di una ingente somma di denaro, a favore del Santuario, all’esecu­zione di una nuova cappella superiore.

Viene interpellato Donnino Riccardi, che attua, invece del tra­sporto, l’innalzamento dell’affresco così che esso di­viene l’elemento dominante del nuovo Santuario.

L’ampliamento della cappella pre­vede la costruzione di due scaloni laterali e di una nuova facciata i cui lavori si prolungano dal 1743 al 1750 sotto la direzione del Croce. Questi ap­porta anche delle modifiche all’interno arricchendo il dise­gno del Riccardi di particolari marmorei, eseguiti da Carlo Nava, e di decorazioni bronzee all’altare e alla cornice dell’affresco, messe in opera da Carlo Antonio Pozzi.

Anche la facciata deve essere riccamente rivestita con marmi di Miarollo e avere al centro del secondo ordine la statua della Ma­donna con Bambino, ancora oggi visibile. Quest’ultima, come risulta dalle note d’archivio di quegli anni, venne condotta dal cantiere, via Naviglio, a Robecco e di qui trasportata a Corbetta e collocata sulla facciata ad opera dello scultore Angelo Maria Beretta che ne è an­che il probabile autore.

Nel 1752 si esegue all’interno del Santuario superiore la balaustra dell’altare, forse disegnata dal Croce, offerta da Carlo Brentano che or­dina anche l’esecuzione della rizzata davanti alla chiesa.

Ciò che caratterizza quell’anno è però la visita dell’Arcivescovo di Milano, Giuseppe Pozzobonelli, che salendo nella nuova cappella della Beata Vergine ri­mane « soddisfatissimo ».

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LA DECORAZIONE

 

L’interno del Santuario non doveva però sembrare completo ai deputati del Venerando Capitolo che, nel 1775, de­cidono di procedere a nuovi lavori di abbellimento pittorico per i quali vengono incaricati Giuseppe Reina e Giovanni Perabò.

Cupola del Santuario Superiore

Cupola del Santuario Superiore

Il Reina si impegna ad eseguire l’opera di architettura e di ornato, mentre Perabò dipinge nell’am­pia tazza l’affresco dell’Assunzione della Vergine, nei pennacchi della cupola quattro primarie virtù di Maria, e negli specchi sovrastanti gli intercolumni gli otto misteri principali della vita della Madonna, monocromi.

Sempre del Perabò sono gli affreschi raffiguranti il miracolo di Corbetta, posto sulla pa­rete di fronte all’altare, e la rivelazione a San Giuseppe della mater­nità della Vergine.Nei riquadri di finta ar­chitettura lo stesso pittore ha affrescato quattro figure bibliche (Isaia, Davide, Giuditta, Ester) e nelle pareti late­rali sedici simboli di Maria.

Con l’esecuzione del pavimento nel 1868 ad opera del signor Davide Macchi e la doratura dei capitelli, il Santuario superiore as­sume l’attuale aspetto tardo barocco: esso risulta di una architettura complessa e armoniosa, in cui l’ordine corinzio si fonde a numerosi altri motivi architettonici così da suscitare un sentimento di unità, pur nella molteplicità delle sue parti.

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IN SAN NICOLA

 

Se la fabbrica del Santuario superiore può dirsi compiuta alla fine del 1700, non altrettanto vale per la Chiesa di San Nicola che deve la sua fisionomia odierna ai lavori tra il 1800 e il 1900.

L’attuale altare, in sostituzione di quello ligneo seicentesco, risale infatti al 1820-22: fu eseguito dai marmorini Luigi Tantardini e Gioachino Cen­chione su disegno di Luigi Rovida.

Cupola Santuario Inferiore

Cupola del Santuario Inferiore

Il progetto originario non preve­deva i due angeli oranti laterali, resti del prece­dente altare, ma la bellezza delle due statue ne ha suggerito l’inserimento anche nella presente struttura.

La cupola, precedentemente imbiancata per il colera, è stata decorata nel 1874 da Mosè Bianchi, lodigiano, che ha anche affrescato i quattro Evangelisti nei pennacchi e l’Eterno Padre nel voltino so­vrastante l’altare, strappati poi con procedimento tecnico in seguito ai lavori del 1950.

Agli stessi anni risalgono le opere di inserimento dello stemma di San Carlo nel nuovo pavimento del Santuario inferiore, sotto la cupola di San Nicola, e della stella in alabastro nell’atrio della chiesa.

Nel 1914 risale la costruzione del campanile su disegno dell’architetto Giovanni Giachi.

 

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 LA FACCIATA

 

Anche la facciata, nel 1889, ha subito un’ultima trasformazione ad opera dell’ingegner Luigi Moretti e dello scultore Fumeo che la hanno arricchita di nuove statue di pietra.

Le figure che sovrastano il timpano dell’ingresso principale simboleggiano la Fede e la Carità. Più sopra, i tre bassorilievi rappresentano uno l’apparizione della Madonna con il Bambino, mentre gli altri racchiudono due simboli riguardanti Maria. Nella parte più alta, collocate nelle nicchie ai lati del più antico gruppo della Vergine con Bambino, campeggiano le due grandi statue di San Ambrogio e San Ni­cola.

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I RESTAURI: 1948-55

 

Particolarmente importanti sono stati i lavori di restauro iniziati nel 1948, quando la chiesa di San Nicola era in pre­carie condizioni, e completati nel 1955, anno dell’incoronazione della Madonna di Corbetta, nel IV centenario dell’Apparizione.

Durante questi lavori, diretti da Giannino Castiglioni e dai figli Giacomo e Achille, facendo degli assaggi a fianco della cappella del SS. Crocifisso e in prossimità dell’organo, che allora si trovava sulla parete di fronte all’altare maggiore, sono stati messi in luce un originale capitello in pietra d’Angera, dalle linee e proporzioni molto armo­niose. Anche sotto la trabeazione si sono rinvenute le tracce di quella antica in cotto con dentelli di un bel Rinasci­mento. L’im­portanza delle scoperte ha suggerito di togliere le decorazioni ai capi­telli delle lesene e al cornicione, eseguite in stucco nel 1874 da Giu­seppe Toscani, per riportare l’interno della chiesa alle più sobrie linee classiche.

Nella cupola, staccati i più recenti dipinti e scrostati gli into­naci, sono apparsi gli affreschi di ispirazione cinquecen­tesca raffigu­ranti Gesù Cristo, la Vergine, gli Apostoli, San Ambrogio, San Nicola e i 160 volti di Angeli, che oggi decorano la volta fino alla lanterna.

Gli affreschi ai lati dell’altare, raffiguranti scene della vita di San Nicola, sono invece stati eseguiti nel 1954 dal pit­tore Primo Lavagnini.

Negli stessi anni i professori Archimede Albertazzi, Franco Mi­lani e Mario Vago hanno lavorato su tutti gli altri affre­schi anche del Santuario superiore con delicata e paziente opera di restauro integrativo e pittorico, che ha com­portato interventi di rifacimento dove il tempo e le abrasioni avevano intaccato pittura e sottofondo.

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LE CAPPELLE IN SAN NICOLA

 

La chiesa inferiore risulta attualmente dotata di sei cappelle costruite in tempi diversi.

La prima della quale si ha notizia è quella di “Santa Dorotea”, attualmente dedicata a “San Mona”, che compare at­torno al 1580, sotto il patrocinio della nobile famiglia Beolco; di fronte a questa pochi anni dopo viene edificata un’altra cappella, all’inizio anonima, che nel 1603 risulta dedicata a “San Carlo” (ora “San Giuseppe”).

san mona

Cappella di San Mona

Nel 1612 le cappelle esistenti sono quattro e vengono affidate cia­scuna ad un membro del Capitolo dei Deputati del Santuario che è obbligato a dotare la cappella di una tavola o ancona di buon maestro.

La cappella di “S. Dorotea” passa dai Beolco ai Borri, che la dedicano a un loro illustre antenato, “San Mona”, Arcive­scovo di Milano nel III secolo; quella di “San Carlo” è data a Pietro Cantoni, priore; quella di “San Francesco”, di fianco a “San Mona” (ora “Addolorara” o “della deposizione”) alla famiglia Spanzotta; la cappella di fianco a “San Carlo” allora ano­nima (ora “San Gottardo”) a Girolamo Borri. Quest’ultima appare dedi­cata a “San Giuseppe” fino al 1649, anno in cui passa alla nobile fami­glia Frisiani che, qualche anno più tardi, la intitola a “San Gottardo” come è visibile da una lapide posta sul lato sinistro della cappella.

Nel 1620 si decide di dedicare una cappella a “Sant’Antonio”: viene incaricato dei lavori mastro Cristoforo Alemani, che in quegli anni lavorava alla fabbrica della Chiesa. L’opera viene interrotta a causa della peste che incombeva sull’intero Ducato di Milano e viene ri­presa nel 1649 con l’erezione di una statua dedicata al Santo.

Nel 1650, dal momento che questa cappella non era sotto il patronato di alcuna famiglia, le gentildonne di Corbetta chiedono di proseguire i lavori di abbellimento istituendo un fondo di raccolta al quale partecipano tutti i cittadini.

Viene chiamato nel 1657 ad affrescare la cappella il pittore Giò Stefano Montalto, la cui opera si può ammirare an­cora oggi. Contem­poranei a questi affreschi sono quelli della cappella di “San Mona”.

Cappella dell'Addolorata

Cappella dell’Addolorata

Qualche anno più tardi, nel 1660, la cappella di “San Carlo” era in stato di abbandono. Per questo il nobile Ippolito Airoldi chiede il permesso di dotarla nuovamente e la intitola a “San Filippo Neri” e fa affrescare, da un pittore a noi ignoto, i due riquadri laterali ancora presenti nella cappella, ora dedicata a “San Giuseppe”.

L’impianto delle cappelle rimane inalterato fino al 1829 anno in cui si costruisce la cappella del “SS. Crocifisso” che viene decorata nel 1854 dal pittore Giuseppe Toscani.

L’aspetto attuale delle cappelle è quello conferito loro dai grandi lavori di restauro degli anni Cinquanta del secolo XX, quando sono state ripulite subendo delle trasformazioni.

In particolare nella cappella di “San Francesco” vengono riportati alla luce affreschi tardo cinquecenteschi che giusti­ficano l’attuale dedicazione all’”Addolorata”.

Altri lavori di rilievo sono quelli alla Cappella del “SS. Crocifisso” nella quale le opere di stucco e ornato sono eseguite dai fratelli Albertazzi, mentre l’altare è dello scultore Giannino Castiglioni.

Entrando nella chiesa di San Nicola le cappelle si presentano in questo ordine: a destra Sant’Antonio di Padova, Addolorata, San Mona; a sinistra SS. Crocifisso, San Gottardo, San Giuseppe.

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LA CONSACRAZIONE DEL SANTUARIO E L’INCORONAZIONE DELLA MADONNA

 

Al termine dei lavori di restauro il complesso del Santuario era pronto per la solenne Dedicazione al culto di Dio e della Vergine, per la quale si era già impegnato l’Arcivescovo Cardinal Alfredo Ildefonso Schuster, che però dece­deva il 30 agosto 1954 e veniva sostituito nella cerimonia, il 12 settembre, da Mons. Luigi Pirelli Vescovo di Andria.

Il giorno precedente era stato festosamente accolto in Corbetta il gruppo statuario conservato nella cappella delle benedizioni, che era partito dall’Arcivescovado di Milano dopo la benedizione di Mons. Domenico Bernareggi, Vica­rio Capitolare.

Nel quarto centenario dell’apparizione, il 17 aprile 1955, Mons. Giovanni Battista Montini, allora Arcivescovo di Mi­lano, per decreto del Capitolo Vaticano incoronava solennemente l’immagine miraco­losa e proclamava la « Beata Vergine dei miracoli » venerata nel San­tuario di Corbetta « Patrona della zona ».